L’elefante che schiaccia virus, funghi e batteri
Presentato il nuovo logo del Metodo Ruffini

Logo vecchio e nuovo a confronto

Milano, 27 marzo 2015 – Come l’elefante che procede a passo lento ma senza temere gli ostacoli più ardui, così anche il Metodo Ruffini va avanzando, senza alcuna spinta e accelerazione commerciale ma inesorabile. Il Metodo Ruffini cambia quindi veste grafica, con il nuovo logo concepito da Valerio Droga, che sostituisce il marchio originario ideato da Paolo Ruffini, responsabile delle Relazioni pubbliche e figlio del fondatore del Metodo, il medico ematologo Gilberto Ruffini.

Rispetto alla precedente versione è stata mantenuta la stessa linea cromatica e l’impostazione basata sul lettering, ovvero il ricorso alle sole iniziali “MR“, senza elementi prettamente grafici. Di contro, si è deciso di evitare chiaroscuri ed elementi di sfondo che avrebbero potuto creare confusione, soprattutto nelle versioni in bianco e nero e di piccolo formato. La coppia cromatica, giallo e azzurro Savoia, vuole richiamare rispettivamente il colore dell’ipoclorito di sodio (molecola su cui si basa il Metodo) e il nostro Paese, trattandosi di un’invenzione scientifica tutta italiana.

“Le due lettere sono unite, il tratto è unico, manca il buco centrale della “R”: quel che ne risulta – spiega Valerio Droga – è il contorno di un elefante, animale antico e possente, ma simbolo anche di innocenza. La prima asticella è la proboscide, le altre due rappresentano rispettivamente le zampe anteriori e quelle posteriori. La terza, inoltre, non poggia per terra, indica che l’animale è in movimento, perché la diffusione del Metodo Ruffini è sì lenta (non godendo del sostegno di alcuna azienda) ma inesorabile (per via del riscontro diffuso della sua efficacia), difficile da arrestare, proprio come il cammino di un elefante, nonostante interessi o invidie di detrattori vari si possano frapporre come ostacoli”.

L’ipoclorito di sodio è infatti una molecola forte, perché schiaccia come un pachiderma i nemici più ostili fra virus, funghi e batteri e, in questo modo, fortifica anche chi vi fa ricorso. Si tratta, inoltre, di una sostanza di uso comune, una molecola antica e non di nuova sintesi, emersa dal passato ma, nonostante questo, straordinariamente efficace. Il Metodo Ruffini, infine, è un trattamento spontaneo, innocente, che non vuole cioè speculare sul brevetto e che si pone, perciò, a disposizione di tutti.

“Racchiudere tutto questo in un semplice simbolo grafico non è cosa semplice, ma – afferma Paolo Ruffini – credo che questo marchio vi sia riuscito appieno ed è il punto di partenza per il restyling dell’intero Metodo, a partire dalla nuova versione del sito web, che è attualmente in lavorazione”.